Città di Morbegno

Scarica l’opuscolo pubblicato dalla Pro Loco Morbegno in Dicembre 2013 al link: Conoscere Morbegno.

Morbegno (Murbègn in dialetto valtellinese) è un comune italiano di 11.808 abitanti della provincia di Sondrio in Lombardia. Posto alle porte della Valtellina, si adagia sul conoide del Bitto, allo sbocco della Valle del Bitto di Albaredo e della Valle del Bitto di Gerola, estendendosi fino all’opposto versante della valle, la costiera dei Cech. È una città molto ricca, anche se poco estesa.

SITO COMUNE MORBEGNO: http://www.morbegno.gov.it
SITO MORBEGNO WIKIPEDIA: http://it.wikipedia.org/wiki/Morbegno

Situata nella bassa Valtellina, Morbegno è circondata a nord dalle Alpi Retiche e a sud dalle Prealpi Orobiche. Il fiume Adda divide la città dalle frazioni di Campovico, Paniga e Desco. Il centro storico è attraversato dal torrente Bitto affluente del fiume Adda che scorre invece a nord della città.Qualora la maggioranza assoluta dei Soci presentino richiesta tramite lettera scritta affinché il presente Regolamento venga rivisto e/o modificato in parte, il Consiglio Direttivo avrà l’obbligo di prendere in esame tale richiesta e riproporre il Regolamento all’attenzione dell’Assemblea.

Frazioni

Le cinque frazioni principali sono: Campo Erbolo, Campovico, Desco, Paniga e Valle. Paniga è una piccola frazione di circa 300 abitanti e si trova a nord della città, oltre il fiume Adda e confina a ovest con la frazione di Campovico e a est con quella di Desco. Le frazioni di Campo Erbolo e Valle si trovano invece in valle di Albaredo, a sud della città, ad un’altezza di 800 metri sul livello del mare. Altre località del comune di Morbegno sono Arzo, Cerido, Cermeledo e Categno.

Rioni

Il mandamento di Morbegno è diviso in otto rioni o contrade:  a Nord ci sono Serta, Bottà, Ganda e Adda; a Sud ci sono i rioni di San Rocco, San Pietro, San Giovanni e  Madonna.

(Dati del 2011-2012) Morbegno ha 11.808 abitanti, di cui 5683 maschi (48,1%) e 6125 femmine (51,9%).

Ponte di Ganda

Il primo ponte sull’Adda nel morbegnese del quale si ha notizia era situato nel luogo dove sorge l’attuale ponte di Ganda e fu costruito a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento. Il ponte, progettato dall’architetto Giovanni Antonio Amadeo, venne però distrutto nel 1772 da una delle innumerevoli piene dell’Adda, una di quelle che contribuivano a rendere la zona acquitrinosa. Immediatamente si pensò alla ricostruzione di un collegamento tra le due sponde del fiume, collegamento di vitale importanza per gli scambi commerciali. Tra il 1775 e il 1778 l’ingegnere milanese Francesco Bernardino Ferrari costruì il nuovo ponte. Quel ponte in grossi blocchi di pietra, dalla particolare struttura dorso di mulo con un’ampia arcata centrale e due arcate inferiori ai lati, che ancora oggi possiamo ammirare.

Per molti secoli il ponte fu l’unico attraversamento stabile e sicuro nella parte bassa dell’Adda, ed era quindi di fondamentale importanza per la vita stessa del borgo. I veneziani, ad esempio, utilizzarono il passo San Marco, Morbegno e, di conseguenza, il ponte, quale via preferenziale per i commerci e i trasporti verso e dal Nord Europa.

Palazzo Malacrida

Più volte definito il più bel palazzo veneziano fuori da Venezia, l’aristocratica dimora spicca nel panorama delle dimore nobiliari valtellinesi per la bellezza dei cicli pittorici e la privilegiata ubicazione nel cuore del centro storico della Città del Bitto. L’atrio si presenta come una raccolta bomboniera rococò da cui parte lo scalone d’onore arricchito dalle belle balaustre in marmo bianco di Viggiù rifinite in oro zecchino e dal medaglione affrescato sul plafone con Il ratto di Ganimede opera del pittore morbegnese Giovan Pietro Romegialli (1761). Il cuore del palazzo è il Salone d’onore che occupa in altezza due piani del palazzo ed è interamente decorato dalle quadrature di Giuseppe Coduri detto il Vignoli (annoverato tra i più valenti decoratori del Settecento lombardo). Il soffitto è arricchito dal Trionfo della Verità tramite le Arti e le Scienze sopra l’Ignoranza, soggetto illuminista interpretato con squisito gusto veneziano da Cesare Ligari.

Sempre del Ligari è da segnalare l’affresco delle Tre grazie nell’attiguo saloncello; altre stanze si presentano decorate da affreschi, stucchi e camini. Infine ma non ultimo è il giardino all’italiana (trascurato nell’assetto originale e bisognoso di un radicale restauro filologico) terrazzato su tre piani da cui si gode uno splendido panorama che si apre su tutto il terziere morbegnese.

Collegiata di San Giovanni Battista

La Collegiata di San Giovanni Battista è una collegiata che sorge a Morbegno risalente ai secoli XVII-XVIII e consacrata a San Giovanni Battista. Sede parrocchiale dal 1560, conserva un reliquario della Sacra Spina (della corona di Cristo) e le spoglie del Beato Andrea Grego da Peschiera. È l’edificio barocco più importante della Valtellina e tra i più interessanti della Lombardia. La chiesa, dalla sbalorditiva facciata elaborata secondo il più squisito barocchetto, vanta al suo interno opere di rilievo tra le quali: La Madonna col Bambino e San Filippo Neri del veneziano Giovan Battista Pittoni, 36 dipinti ovali di cui alcuni del pittore ticinese Giuseppe Antonio Petrini di Carona, La morte di San Giuseppe del milanese Andrea Lanzani e moltissime opere degli artisti valtellinesi Pietro e Cesare Ligari che fanno del San Giovanni una vera e propria pinacoteca della miglior arte del Settecento lombardo (nonostante il clamoroso furto di ben 37 dipinti nel marzo del 1993).

Tra le sculture vanno segnalate le statue della facciata di Stefano Salterio e i bellissimi angeli oranti ai lati dell’altar maggiore opera di Elia Vincenzo Buzzi attivo anche nel Duomo di Milano. Chiude l’elenco una statua della Madonna di Giovanni Angelo Del Maino recentemente ritrovata: la scultura faceva parte di un Compianto commissionato a Del Maino da Giovanni Maria Rusca nel 1518 e successivamente andato perduto.

La collegiata vanta inoltre importanti reliquie: la Sacra Spina, donata dal vescovo morbegnese Feliciano Ninguarda, le spoglie terrene del Beato Andrea da Peschiera conosciuto come l’apostolo della Valtellina e il corpo di Santa Costanza. Da segnalare il ricco patrimonio di arredi liturgici, argenteria sacra, stendardi settecenteschi e paramenti.

Durante la Settimana Santa particolari tradizioni vengono perpetuate grazie anche alla presenza di due storiche confraternite (Santissimo Sacramento e dell’Assunta già dei Battuti) che allestiscono al centro della grande aula un grande catafalco ligneo barocco sul quale deporre l’urna del Cristo deposto.

Chiesa di San Pietro

La Chiesa di San Pietro costruita tra il 1337 e il 1341 fu sede parrocchiale fino al 1560 quando venne convertita al rito protestante, in accordo con le leggi grigionesi per la convivenza di Cattolici e Protestanti (fino al 1620, anno del Sacro Macello di Valtellina). Piccolo gioiello sito nel cuore dell’antico borgo, è l’edificio con cui si vuole essere nata, nel 1337, la comunità di Morbegno di cui è stata prima parrocchia. Oggi si presenta in forme barocche dopo la riedificazione avvenuta dopo il 1620 quando la chiesa andata al culto protestante torna ad essere dedita al culto cattolico. L’esterno semplice ed elegante al contempo, mostra un bel portale in marmo nero di Varenna ed un portone ligneo secentesco recante i simboli dei santi a cui la chiesa è dedicata.

Di notevole interesse è poi il campanile barocco con copertura a cipolla e un leggiadro balconcino in ferro battuto. L’interno è un piccolo ma prezioso scrigno perfettamente conservato grazie anche alle amorevoli cure prestate dalla Confraternita del Santissimo Sacramento a cui ancora oggi il tempio appartiene.
Da segnalare gli affreschi pre-barocchetti della volta eseguiti da Pietro Bianchi detto il Bustino, le tele di Giacomo Parravicini detto il Gianolo, gli altari in marmi policromi e il ricco corredo di argenterie.

Chiesa di San Martino

Secondo un’antica e fantasiosa leggenda, l’antica chiesa di San Martino sorse su un tempio dedicato ad Ercole; in realtà niente della sua struttura si può far risalire a prima del XV-XVI secolo. La chiesa situata all’interno del cimitero cittadino, si presenta in forme semplici con un grande pronao a tre arcate e una copertura a capanna. L’interno intimo e raccolto è diviso in tre navate da 4 belle colonne in granito locale, al termine delle quali si trovano altrettanti cappelle di cui la centrale maggiore.

Un tempo ricca di suppellettili sacre spedite nel corso dei secoli dagli emigrati a Roma, andate distrutte e disperse a causa dell’alluvione del 1987 (la chiesa fu per un terzo sommersa dalle acque del fiume Adda) restano comunque da ammirare alcuni interessanti dipinti tra cui si segnala la pala d’altare eseguita da Giacomo Parravicini, collocata sull’altar maggiore e raffigurante il santo titolare.
Sul lato destro è molto venerata una delicata Madonna col Bambino affrescata nel primo Cinquecento.

Santuario dell’Assunta

Il Santuario dell’Assunta sorge a Morbegno e rappresenta un felice matrimonio di arte rinascimentale (esterno) e arte barocca (interno). L’esterno – il cui aspetto attuale si deve agli interventi operati intorno al 1503 da Giovanni Antonio Amadeo e dai suoi allievi, che applicarono lo stile del Rinascimento lombardo – si presenta in tutta la sua sobria eleganza; la facciata è ingentilita dal portale opera di Tommaso Rodari e dallo splendido rosone fiammato. Il campanile rialzato in epoca barocca con i suoi 51 metri di altezza è il più alto della città; ai piedi della torre campanaria trova posto il settecentesco ossario decorato con scene macabre nella seconda metà del XVIII secolo.

L’interno è un vero scrigno. Trionfa su tutto la splendida ancona lignea degli anni 1516-1519, opera degli intagliatori Giovan Angelo e Tiburzio Del Maino e dei pittori Gaudenzio Ferrari e Fermo Stella, vero e proprio capolavoro di arte lignea a livello europeo vanta nella predella raffigurazioni direttamente tratte da alcune incisioni di Albrecht Dürer. Degni di nota sono poi l’altare delle Reliquie che conserva all’interno di un ricco reliquiario a teca le spoglie di San Prospero, una tela di Gaudenzio Ferrari raffigurante la Natività della Vergine e un quadro secentesco copia da Luca Giordano. Il Santuario presenta inoltre un diffuso ciclo di affreschi di squisito gusto barocchetto opera di Pietro Bianchi detto il Bustini, Giuseppe Prina (o Brina) e del morbegnese Giovan Pietro Romegialli.

Statua di San Giovanni Nepomuceno

La Statua di San Giovanni Nepomuceno è collocata sull’antico ponte che attraversa il torrente Bitto sopra un basamento barocco impreziosito dallo stemma del Comune di Morbegno.

La statua eseguita dall’artista ticinese Giovanni Battista Adami di Carona (Svizzera) nella seconda metà del XVIII secolo è posta a protezione dell’abitato dalla furia delle acque del torrente che più di una volta nella storia hanno allagato il centro storico della città. San Giovanni Nepomuceno, potente santo boemo, martire del sigillo sacramentale della confessione, è uno dei santi più diffusi in Europa ed è invocato proprio contro le inondazioni essendo stato martirizzato tramite annegamento.

Scuole

Scuola dell’infanzia:

  • Arcobaleno
  • Girasole
  • Stella Polare (Fraz. Paniga)
  • Ambrosetti

Scuole primarie:

  • 1º circolo G. Spini
  • 2º circolo G. F. Damiani

Scuola secondaria di 1º grado:

  • E. Vanoni

Scuole secondarie di 2º grado:

  • Istituto Professionale Romegialli
  • Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri Pasquale Saraceno
  • Liceo artistico Ferrari
  • Liceo scientifico P. Nervi

Musei

Museo Civico di Storia Naturale

Cinema e teatro

Teatro Pedretti (3D da agosto 2010)
Cinema Iris (3D da ottobre 2010)
Cinema 3

Biblioteca

Biblioteca Civica “Ezio Vanoni”

Bitto: è il formaggio DOP tipico valtellinese prodotto esclusivamente nei mesi estivi nei pascoli d’alta quota, ottenuto da latte di vacca con aggiunta in quantità variabile di latte caprino.

Bresaola: è il salume IGP tipico della Valtellina ottenuto da carni di manzo, salata e stagionata, che viene consumato crudo.

Polenta taragna: in molte zone conosciuta semplicemente come taragna, è la polenta tipica valtellinese in cui tocchetti di formaggio vengono incorporati durante la cottura. Il nome deriva dal nome dialettale (tarai o tarell) del lungo bastone usato per mescolarla all’interno del paiolo.

Pizzoccheri: il piatto tipico della Valtellina per eccellenza.

Sciatt: frittelle di grano saraceno e formaggio locale, solitamente serviti con cicoria.

Taroz: è un puré di patate, fagioli e fagiolini, condito con burro e formaggio tipico.

Bisciola: è una pagnottella dolce di farina di frumento e grano saraceno arricchita da frutta secca (uvetta, fichi e noci).

Coppetta: (Cupeta in dialetto morbegnese), dolce caratteristico del morbegnese. Si tratta di un impasto di miele, zucchero e noci posto tra due fogli di ostia e poi tagliato in quadrati di grandezza variabile.

Sulle origini di Morbegno si sa ben poco. La zona è stata finora avara di ritrovamenti archeologici, unico cenno ad una presenza preistorica alcune incisioni rupestri, per lo più cupelle, ritrovate al cosiddetto “dos de la lümaga”, piccolo rilievo posto in posizione dominante rispetto alla cittadina. Anche per quanto riguarda l’età romana si hanno riferimenti perlopiù generali alla Valtellina, tanto che è incerta l’appartenenza del territorio alla Regione XI Transpadana.

I primi riferimenti ad un vero centro urbano nella zona si hanno a partire dall’alto Medioevo. Emerge quindi il nucleo originario di Morbegno attorno alla chiesa carolingia di San Martino, e il toponimo Mosergia, comparso in un documento del 724, di dubbia autenticità, con il quale il re dei Longobardi Liutprando cedeva alla basilica di San Carpoforo di Como alcuni territori dell’alto Lario e della bassa Valtellina, tra cui appunto Mosergia. Proprio i possedimenti di monasteri comaschi, ma anche milanesi, caratterizzarono il periodo medioevale della valle. Feudatari religiosi ed ecclesiastici di entrambe le città ambivano ai territori alpini della zona lombarda ben conoscendo l’importanza delle sicure vie di transito dell’alta valle. Comparvero così in Valtellina rappresentanti di facoltose famiglie nobiliari lombarde che, con il passare degli anni, si radicarono nella zona prendendo stabile dimora e andando a costituire la primitiva ossatura della nobiltà locale protagonista del basso medioevo e del Rinascimento della valle.

Durante l’età longobarda Morbegno formava una curtis regia con la vicina Talamona, di cui erano rispettivamente centri religiosi la chiesa di San Martino e la cappella di Santa Maria. Si trattava questo di un complesso fondiario organizzato, un centro economico e amministrativo di cui si sottolinea non tanto l’autosufficienza quanto lo stimolo all’apertura commerciale.

Sembra però che il nome Morbegno, nelle forme primitive di Morbinium, Morbenio e Morbenno, compaia solamente a partire dall’XI secolo. Gli sparuti insediamenti erano assai sparsi, e si sa che sul finire del XII secolo, per sfuggire alla malsana zona acquitrinosa dove era sorto il nucleo originale del paese, la popolazione si trasferì sulle più salutari rive del Bitto, dove ben presto Morbinio divenne un fiorentissimo borgo. Nonostante l’ingombrante presenza delle due estese pievi Olonio e di Ardenno nel fondovalle, e nonostante la bolla papale del 1208 che riconfermò l’appartenenza della chiesa di San Martino al monastero di Sant’Abbondio di Como, la cappella, e di conseguenza l’intero villaggio nel Duecento si impose come centro della sponda sinistra dell’Adda nella bassa Valtellina.

La Morbegno dell’età comunale è perlopiù ignota. Abbiamo solamente notizia di un crescente aumento della popolazione e di un ulteriore spostamento della popolazione lungo le sponde del Bitto, spostamento che darà vita all’attuale centro storico della città. Nel 1335 con il passaggio di Como sotto la dinastia viscontea di Milano, Morbegno divenne il vero e proprio capoluogo del Terziere Inferiore della valle. Le vicende più ricorrenti durante il periodo milanese del borgo furono le lotte faziose, intervallate da persecuzioni, bandi e incarcerazioni. Nel contempo sorse un primo ospizio domenicano. Nonostante si sappia di assemblee comunali e di Terziere nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo già nel 1363, purtroppo, a causa delle grande autonomia amministrativa di cui godette il borgo fino all’età napoleonica, non ci è pervenuto alcuno statuto comunale.

Il secolo XIV si aprì con la consacrazione della chiesa di S. Antonio e S. Marta nel 1401 e la costruzione di una nuova chiesa dedicata all’Assunta e a San Lorenzo attorno al 1418. In questo periodo è storicamente documentata la presenza del domenicano Andrea Grego da Peschiera, proveniente dal convento di Fiesole, energico predicatore e leggendario operatore di carità e di miracoli.

Mentre la Repubblica di Venezia iniziava ad affacciarsi sul panorama della valle, comparvero i Grigioni, il popolo elvetico che rese assai più precario il dominio sforzesco e s’impadronirono velocemente dell’intera Valtellina, inglobandola nel cantone svizzero. Gli invasori, sconfitti nella battaglia di Caiolo del 1487, concessero la libertà di commercio, pretendendo però un donativo di alcune migliaia di fiorini. Intanto il comune, di cui sappiamo per certezza la normativa sul dazio a partire dal 1435, si era garantito il mercato settimanale e per l’autodifesa aveva proceduto con l’istituzione di milizie proprie. Nel 1457 ottenne la presenza stabile dei domenicani con la fondazione del convento di Sant’Antonio, a fianco dell’omonima chiesa che, ampliata, divenne sede dell’inquisizione. Inquisizione che nel 1438 portò anche ad una condanna capitale.

Nel 1499, Ludovico il Moro, sconfitto dai francesi fuggiva da Milano e nella primavera del 1500 in piazza, a Morbegno, venivano dipinte le insegne del Re di Francia. L’occupazione fu segnata da continue angherie e soprusi, che provocarono anche sommosse popolari; nel 1512 i Grigioni si impadroniscono stabilmente di Morbegno, instaurando un governo dove si lamenterà la corruzione ma che lascerà larga autonomia alla comunità morbegnese. Ed è proprio in questi anni turbolenti che Morbegno vive una delle sue stagioni più floride dal punto di vista artistico, soprattutto grazie alla costruzione di una nuova chiesa, quella di San Giovanni nel 1517. Dopo la riforma protestante, Morbegno ospitò alcuni riformatori, ai quali i Grigioni spalancarono le porte. Nel contempo si intensifica la difesa dell’ortodossia e l’attività inquisitoria dei domenicani, esercitata nel borgo anche da Michele Ghisleri, il futuro Pio V. Mentre nel 1559 la chiesa dei SS. Pietro e Paolo venne ceduta ai protestanti e la sede parrocchiale si trasferì in San Giovanni, la carica di parroco fu duramente contesa, probabilmente a causa delle accese rivalità tra le famiglie nobiliari della zona. A seguito del Sacro Macello di Valtellina scoppiato a Tirano nel luglio del 1620, i Grigioni dovettero abbandonare la valle, prontamente sostituiti nell’occupazione dagli Spagnoli.

Non esistono dati riguardanti il numero delle vittime della terribile peste del XVII secolo narrata dal Manzoni ne “I Promessi Sposi”. Si ha notizia comunque di un calo repentino della popolazione che tornerà ad aumentare di numero negli anni successivi quando Morbegno fu nuovamente sottomessa ai Grigioni. È in questo periodo che la campagna del borgo cambia aspetto con l’avvento della vite e dei gelsi per l’allevamento del baco da seta. Le chiese sono restaurate con gusto barocco e alcune dimore nobiliari si dotano di cappelle private. Nel 1680 l’arciprete G.B. Castelli Sannazzaro da inizio alla costruzione della nuova chiesa di San Giovanni che sarà conclusa e consacrata solamente cento anni dopo nel 1780.

Nel settecento Morbegno vive un periodo di discreta prosperità e, oltre al florido commercio e alla continua crescita della popolazione, si assiste ad un intensificarsi della vita religiosa comunitaria che tende allo sfarzo e alla teatralità. Viene così costruito il catafalco per la Settimana Santa, su probabile disegno del Ligari, per la novena di Natale, si orna l’altare con centinaia di candeline, si tengono veri e propri concerti durante le funzioni, tanto che i vescovi invitano la parrocchia ad una maggiore parsimonia. Nel 1780 vivono a Morbegno circa trenta preti, una dozzina di chierici, venti frati, Domenicani e Cappuccini, e una quarantina di monache. La chiesa di San Giovanni e il palazzo Malacrida sono sicuramente del gusto settecentesco in campo religioso e civile, ma sono accompagnati dal nuovo ponte di Ganda nel 1778 e da una sobria rivisitazione del centro storico.

Con l’avvento dell’età napoleonica Morbegno diviene capoluogo del Dipartimento dell’Adda e dell’Oglio, un fatto che è di per sé una qualifica storica, del borgo che è ormai trasformato in città. La tradizionale vita dei morbegnaschi cambia radicalmente. I conventi dei Domenicani e dei Cappuccini, e il monastero della Presentazione vengono soppressi.

Con il Congresso di Vienna passa sotto il dominio austriaco (Regno Lombardo-Veneto) fino al 1859 quando viene annessa al Regno di Sardegna, divenuto Regno d’Italia nel 1861.

Di tutta storia morbegnese l’Ottocento, in confronto al secolo precedente, fu uno dei periodi più grigi. Mancavano personalità e famiglie di spicco, l’arte langue, le drammatiche condizioni di vita rendono più dura la vita dei contadini e costringono i borghesi ad una faticosa vita imprenditoriale. Sotto la dominazione austriaca viene costruita in Valtellina la strada nazionale. Durante i moti del’48 la guarnigione asburgica presente in città lascia il presidio, il tricolore è solennemente benedetto in San Giovanni. Nel frattempo la viabilità viene migliorata grazie anche all’inaugurazione, nel 1885, della linea ferroviaria.

Nel 1939 il comune di Campovico viene aggregato a quello di Morbegno.

Il 23 gennaio 1943 a Warwarowka (URSS) il battaglione Morbegno viene massacrato dopo un’eroica resistenza mentre due anni dopo, il 26 aprile 1945 il paese viene liberato dagli Americani.

Nel dopoguerra emerge a livello nazionale la figura di Ezio Vanoni, Ministro delle Finanze che sarà fautore della riforma tributaria nazionale. Nel 1966 Morbegno viene insignita del titolo di città.

Del secolo scorso, oltre alla crescita esponenziale del Comune, che dal 1966 ottenne il titolo di Città, è sicuramente da porre in rilievo l’Alluvione della Valtellina del luglio 1987, evento collegato non solamente alla storia di Morbegno ma a quella di tutta la Valtellina.

  • Andrea Grego da Peschiera (Peschiera del Garda, 1400 – Morbegno, 1485), beato, detto “l’Apostolo della Valtellina”
  • Feliciano Ninguarda (Morbegno, 1518 – Como, 1595), Vescovo e Teologo
  • Cesare Ligari (Milano, 1716 – Como, 1770), pittore. Figlio del noto pittore valtellinese Pietro Ligari sposò la morbegnese Lucrezia Brisa
  • Giovan Francesco Cotta (1727 – 1804), pittore
  • Giovan Pietro Romegialli (1738 – 1799), pittore
  • Omero Franceschi (1873 – 1955), politico e insegnante
  • Guglielmo Felice Damiani (1875 – 1904) poeta
  • Edoardo Danieli (Loveno, 1884 – Morbegno, 1963) cappellano del Btg. Val d’Intelvi degli alpini, medaglia d’argento al valor militare, e arciprete a Morbegno per 35 anni
  • Enea Mattei (Morbegno, 1887 – Milano, 1955) industriale e benefattore
  • Pasquale Saraceno (1903 – 1991) economista e consigliere di Ezio Vanoni
  • Ezio Vanoni (1903 – 1956) Senatore e Ministro della Repubblica, autore della celebre riforma fiscale
  • Sergio Paronetto (Morbegno, 1911 – Roma, 1945) Coautore con Ezio Vanoni e Pasquale Saraceno del “Codice di Camaldoli”
  • Gisella Passarelli (Morbegno, 1913 – Morbegno, 2010) Giornalista, scrittrice e poetessa
  • Sergio Lanza (Morbegno, 1945 – Roma, 2012) Monsignore, docente universitario, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Roma Università Lateranenze
  • Giuliano Zuccoli  (Morbegno, 1943 – Milano, 2012) Presidente società A2A Spa,  di Edilpower e di Edison Spa
  • Mauro Del Barba (1970 – ) Senatore della Repubblica
  • Eugenio Tarabini, (1930 – ) Ex Senatore e Deputato della Repubblica, ex Sottosegretario di Stato al Tesoro
  • Saverio Xeres (Morbegno, 1955 – ) prete e storico
  • Sabrina Paravicini (1970 – ) attrice, regista, scrittrice e sceneggiatrice italiana
  • Luigi Caccia Dominioni, (1913 – ) architetto ,designer ed urbanista
  • Giulio Spini, storico
  • Tommaso Parravicini, Ingeniere benefattore in toto della scuola per l’infanzia “Tommaso Ambrosetti”
  • Orazio Rancati (1940 – ) allenatore di calcio ed ex calciatore italiano
  • Flavio Del Barba (1948 – ) calciatore
  • Roberto Antonelli (1953 – ) calciatore
  • Francesco Gavazzi (1984 – ) ciclista
  • Elena Curtoni (1991 – ) sciatrice alpina italiana
  • Irene Curtoni (1985 – ) sciatrice alpina italiana

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